Nel 2018 il numero delle imprese nate è pari a 273.356, oltre 3mila in meno rispetto al 2017 proseguendo in modo meno accentuato una diminuzione iniziata l’anno precedente., il tasso di natalità si riduce ancora ed è pari al 7,1%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nel 2018 si stimano 283.748 imprese cessate, con un tasso di mortalità del 7,4%, invariato rispetto al 2017.
La dinamica dei due tassi, ha determinato nel 2018 un tasso netto di turn over negativo (-0,3%), non molto dissimile da quello dell’anno precedente (-0,2%).
I tassi di natalità e di mortalità manifestano una certa stabilità in quasi tutti i macro-settori, con aumenti o flessioni al massimo di 0,1 punti percentuali rispetto ai valori del 2017, con l’unica eccezione del tasso di natalità del Commercio che presenta un calo di 0,3 punti percentuali.
Anche nel 2018 così come nei precedenti due anni, i tassi di natalità e mortalità nel comparto dell’Industria presentano una certa variabilità se associati al livello di intensità tecnologica dei settori. I settori a bassa tecnologia presentano un tasso di natalità (4,8%) e un tasso di mortalità (5,7%) al di sopra della media del comparto; per quelli ad alta tecnologia, invece, si registra un tasso di natalità al di sopra della media del comparto (4,8%) e un tasso di mortalità inferiore rispetto alla media di riferimento (3,9%).
Tra i Servizi, quelli ad alto contenuto di conoscenza registrano, rispetto alla media del comparto, un tasso di natalità decisamente superiore (9,8%) e un inferiore tasso di mortalità (7,1%). Il tasso di natalità dell’Industria in senso stretto e quello dei Servizi continua il calo iniziato nel 2017 e si riduce di 0,1 punti percentuali nel 2018, mentre le Costruzioni presentano un aumento di 0,1 punti percentuali (7,6%).
Nel 2018 la natalità delle imprese è maggiore nel Mezzogiorno, con un tasso pari all’8,4% (-0,2 punti percentuali rispetto al 2017), e minore nel Nord-est, con un tasso del 5,8%(stabile rispetto al 2017). Le restanti ripartizioni territoriali presentano una natalità delle imprese rispetto al 2017, stabile nel Nord-ovest (6,5%) e in calo di 0,1 punti percentuali nel Centro (7,6%). La flessione maggiore che si registra nel Mezzogiorno è dovuta in particolare, alle regioni Campania e Calabria (rispettivamente -0,4 e -0,3 punti percentuali). In maniera speculare il tasso di mortalità stimato per il 2018 è maggiore nel Mezzogiorno (8,6%) e inferiore nel Nord-est (6,2%).
La mortalità delle imprese presenta un aumento nel Nord-ovest, Nord-est e Centro e un calo nel Mezzogiorno, in tutti i casi di 0,1 punti percentuali.
Con riferimento alla capacità di sopravvivenza delle nuove imprese, continua il trend di decrescita cominciato nel 2017: fra quelle nate nel 2017, alla fine del 2018 è ancora in attività l’81,2% (0,7 punti percentuali in meno della capacità di sopravvivenza ad un anno registrata per le nate nel 2017). La sopravvivenza ad un anno diminuisce in tutti i settori: 1,3 punti percentuali in meno nel Commercio, 0,5 per le Costruzioni e gli Altri Servizi, fino ai 0,2 dell’Industria.
A cinque anni dalla nascita, le imprese nate nel 2013 occupano oltre 336mila addetti, in diminuzione rispetto ai 348mila registrati nell’anno di nascita. Ciò determina un calo di occupazione del 3,5%. Così come accadeva nel 2017, solo nel comparto dell’Industria in senso stretto la nuova occupazione attivata dalle imprese sopravviventi al 2018 riesce a superare la perdita di addetti delle imprese in uscita (+45,0% rispetto al 2013). Tutti gli altri macro-settori registrano una perdita occupazionale che va dal 5,0% degli Altri servizi, al 13,5% del Commercio, fino al 16,1% delle Costruzioni.
Quasi 30mila imprese in meno nei primi tre mesi del 2020 contro un calo di 21mila nello stesso trimestre del 2019. Il bilancio della nati-mortalità delle imprese tra gennaio e marzo di quest’anno risente delle restrizioni seguite all’emergenza Covid-19 e rappresenta il saldo peggiore degli ultimi 7 anni, rispetto allo stesso arco temporale. Si tratta di un dato che evidentemente si riflette anche a livello territoriale e settoriale. Gli effetti conseguenti allo stato di eccezionalità in cui l’economia reale si sta muovendo appesantiscono il risultato di un bilancio che nei primi tre mesi dell’anno chiude sempre in rosso per effetto delle chiusure comunicate sul finire dell’anno precedente.
In netto calo sia le iscrizioni che, in misura minore, le cessazioni. Tra gennaio e marzo si registrano 96.629 nuove aperture, a fronte di 114.410 dello stesso trimestre dell’anno precedente, e 126.912 chiusure contro le 136.069 del 2019.
E’ questa la fotografia che emerge dal rapporto di Unioncamere – InfoCamere sui dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel I° trimestre 2020