Emergenza migranti Lampedusa, ultimo porto della disperazione Hotspot al collasso. L’emergenza è anche sanitaria


Lampedusa è l’ultimo porto e la prima porta d’Europa per i migranti africani. L’emergenza adesso è duplice: umanitaria e sanitaria.
Chi sbarca sull’isola non sbarca sulla Luna ma su una terra al collasso. Nelle ultime ore sono dieci le imbarcazioni approdate sull’estremo lembo europeo, appendice di un Paese e di un continente, il vecchio continente, alla deriva perché impossibilitato a frenare l’emorragia umana che si muove sulle acque del Mediterraneo. E nel frattempo chissà quante altre sono già al largo o pronte a salpare dalla Libia. Secondo i dati ufficiali del Viminale, ad oggi, sono 1.441 i migranti arrivati in Italia. La maggioranza proviene, incredibile ma vero, dalla Tunisia. A seguire: Bangladesh, Costa d’Avorio, e ancora Algeria, Sudan, Marocco, Pakistan, Guinea, Somalia, Egitto. I primi arrivi sono coincisi pure con le prime fughe, decisamente inquietanti perché legate al rischio Covid-19. E, naturalmente, con le polemiche politiche, puntuali e pungenti. Il solito becero teatrino. Un cliché stantio che si rinnova a ogni ondata migratoria. Stavolta però è anche peggio. La redistribuzione sul territorio è frenata dal timore del contagio. Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, lo ha ammesso senza mezzi termini: “Va fermato il flusso dalla Tunisia”. La politica governativa rischia così di naufragare davanti alle coste di Lampedusa, al centro del Mediterraneo, lontano dal cuore dell’Europa, da Bruxelles. Gli interventi urgenti chiesti intanto dalla politica appaiono un paradosso al cospetto di un’emergenza epocale. L’Italia affonda anche questa estate, ma soprattutto affonda un progetto, quello della solidarietà europea, predicata e mai praticata concretamente, verso l’unico Paese che accoglie realmente i migranti ma non è più in grado di gestire gli arrivi nel porto di Lampedusa, troppo piccolo per fronteggiare un’emergenza sempre più grande e sproporzionata. Nelle ultime settimane, coincise dunque con la bella stagione e le condizioni meteo favorevoli, sono sbarcati cinquemila richiedenti asilo. La vera emergenza adesso è la gestione dei flussi migratori ai tempi della pandemia da coronavirus. Il pericolo sanitario, paventato pure dal ministro Lamorgese, è reale. Per questo si è attivato anche il responsabile della Farnesina, Luigi Di Maio, e si è rivolto innanzitutto all’Unione Europea, agli Stati membri, perché si riprenda con la redistribuzione. Il meccanismo infatti si è interrotto a causa del Covid mentre gli sbarchi sono ripresi regolarmente e inesorabilmente appena l’Italia è uscita dal lockdown ed è ripiombata nel caos migrazione. “Non serve mandare i militari in Sicilia- ha tuonato l’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini-, serve piuttosto chiudere i porti”.
Mentre i politici italiani litigano i migranti sbarcano o fuggono alla chetichella dal primo approdo europeo a un tiro di schioppo dalle coste africane.

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