La recensione a “Il medico dei pazzi” di Teatro mio

‘La gente vuole ridere’ e in questa estate così incerta se ne sente ancora di più il bisogno. Ma non solo questo ha spinto il pubblico a riempire il chiostro della Santissima Trinità di Vico Equense ad assistere ad una replica de “Il medico dei pazzi” a cura di Teatro mio, sembrava infatti di assistere ad un rituale collettivo  dove gli attori ed il pubblico si sono fusi in uno scambio di energie positive.Sold out ed una boccata di respiro per una compagnia che, con coraggio e con tutte le regole anti covid governative, è tornata a proporre spettacoli di qualità.
Il teatro di tradizione è un’arma a doppio taglio perché molto conosciuto e quindi in esso il pubblico vuole ritrovare i suoi personaggi, le sue storie, ma  bisogna anche cercare delle operazioni di ‘svecchiamento dei testi’ , sempre nel rispetto assoluto, come ha fatto in questo caso il regista Natalino di Guida.
Il filo narrativo dello spettacolo ideato da Scarpetta, mutuato da un modello d’oltralpe come accadeva spesso, è semplice e molto comico oltre che specchio di vizi, manie e tic del genere umano.
Don Felice Sciosciammocca, sciocco e danaroso provinciale, giunge a Napoli con la moglie al seguito per incontrare lo scapestrato nipote Ciccillo che  ha mantenuto agli studi e che ora gli fa credere di essersi laureato in psichiatria e di dirigere una clinica di malati di mente. Nulla di vero, ovviamente; ma per convincere lo zio e continuare a spillargli denaro, il giovanotto pensa di spacciare per casa di salute la pensione in cui  vive allegramente con un amico.
La macchina registica permette agli attori di muoversi con disinvoltura e creare delle scene d’insieme efficaci. Buone anche le individualità con Bruno Alvino (Errico Pastetta) , Natalino di Guida (Felice), Pino Buonocore (Ciccillo), Federica Cuomo (Rosina) su tutti.
Spesso affrontando questo testo gli attori si fanno prendere la mano e danno vita a caratterizzazioni fin troppo marcate, ma non in questo caso. Il cast funziona perfettamente e riesce a mettere in scena uno spettacolo molto apprezzato dal numeroso pubblico. Si nota in platea che c’è un’abitudine alla fruizione del teatro e non si tratta di pubblico occasionale a cui puoi rifilare qualsiasi cosa.
L’ho detto in apertura: abbiamo bisogno di riappropriarci degli spazi di convivialità e cultura ma anche di qualità e Teatro Mio con questo lavoro riesce a farci sognare per una sera.
Mi piace, per chiudere, citare le parole di  Federico Fellini che diceva : “Ecco il teatro, quello vero, che funziona da sempre come una bella festa tra vecchi amici con cui stai subito bene”.
Prossimo appuntamento al chiostro il 21 agosto  “Il defunto torna a casa” scritto e diretto da Bruno Alvino.

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