Quasi madre è la nuova silloge poetica di Rita Pacilio, edita dalla peQuod, marzo 2022.
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Ho terminato la lettura di questa nuova silloge qualche giorno fa.
Ho volutamente atteso, prima di scriverne, per lasciare decantare le suggestioni.
Sono versi toccanti, potenti, devastanti.
Resoconto di una anaffettività materna che condanna al non-amore, al distacco, al gelo interiore. Un disinteresse che paralizza, inibisce, annulla il senso delle proprie azioni e falsa le emozioni. Nell’accettazione dell’assenza di un qualunque gesto che parli al cuore, l’infanzia tradita dal non detto, dal non fatto.
Una catarsi ineludibile attraverso la scrittura, per riappropriarsi della capacità di donare agli altri quello che non si è mai ricevuto per se stessi.
Rita Pacilio ci regala, in pagine non prive di lirismo, un grande insegnamento: la nostra epoca ha profondamente bisogno di poesia per riscoprire il valore della propria identità, per rappresentare idealmente un altrove liberato dalle sterili costrizioni sociali.
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È passata solo un’ora tanti anni fa
mi chiami senza voce lasciando cadere
la bocca sul collo: Non vedi chi sono?
Ho tutte le parole e la memoria
se a udirti ti sfioro le unghie
e le orecchie tappate dalla plastica.
Potessi ricordare una carezza
quel poco amore che era tutto
per raggiungerti.
Potessi smettere di sentire l’odio
che agiti nella testa vecchia,
mi chiami tre volte, mai con il mio nome.