L’Italia è un bene comune

Il ferragosto italiano ha storicamente sempre rappresentato un periodo di riposo e di riflessione. Dopo un anno di lavoro è giusto concedersi qualche giorno di tranquillità con la speranza di ritornare più carichi e motivati nell’agone lavorativo.

Nicola Di Iorio

Quest’anno lo è ancora di più. Il 2020 passerà alla storia come l’anno della pandemia, l’anno in cui un mondo finisce e un altro ancora fa difficoltà ad apparire all’orizzonte. L’Italia è stato il primo paese occidentale ad essere stato investito dal Covid-19 proveniente dalla, ormai non più lontana, Cina. Non è stato semplice nelle prime settimane affrontare il mostro, sia sul piano sanitario che su quello delle scelte da effettuare per contenerne il contagio. I morti, purtroppo sono stati davvero tanti.

Gli italiani, a differenza di una datata ed interessata oleografia,hanno dimostrato tenacia e solidità.

Il lockdown che ha costretto gli italiani in casa a partire dal nove marzo ha prodotto effetti positivi nel contenimento del contagio ma ha sicuramente generato conseguenze negative sulla tenuta dei conti pubblici e della economia nel suo complesso. Le conseguenze non si sono manifestate ancora appieno soprattutto grazie alle misure del divieto di licenziamento e della cassa integrazione, anche in deroga.

Il modo con cui l’Italia ha affrontato il mostro è stato preso a modello da altre nazioni che inizialmente avevano deriso l’Italia e poi, sotto la sferza e il dilagare dell’epidemia hanno fatto abbondanti passi indietro.

Le economie mondiali sono in piena crisi. Le produzioni arrancano, il fatturato diminuisce, ovunque.

Alcune contraddizioni sono emerse con grande evidenza e possono essere prese come lezioni per il futuro.

Uno Stato non può essere colto di sorpresa da una epidemia, per quanto pericolosa e subdola essa sia. In uno Stato come l’Italia che resta, comunque, una potenza industriale e culturale, ci sono piani di emergenza per tutto. Vanno predisposti piani di valutazione dei rischi e delle modalità con cui farvi fronte anche per gli eventi epidemiologici.

Ha retto e regge ancora il modello della sanità pubblica a fronte delle difficoltà che stanno riscontrando molti stati esteri dove la sanità è prevalentemente privata e, perchè non dirlo, anche in alcune regioni italiane dove, grazie alla frammentazione dei poteri tra stato e regioni, è stato possibile erodere in qualche modo il sistema pubblico.

La Politica seria dovrà farsi carico della eccessiva frammentazione e polverizzazione dei poteri in alcune materie strategiche che solo l’insipienza e l’incultura di movimenti locali ha potuto eleggere a paradigma di civiltà giuridica.

L’Italia ha una storia antica di litigi e divisioni ma ha avuto anche una storia fatta di grande spirito comunitario.

È di tutta evidenza come la curva del contagio nel mondo e in Italia stia nuovamente puntando in alto riaprendo l’armadio delle paure e delle preoccupazioni.

A fronte del lungo periodo di lockdown che gli italiani, con coraggio e pazienza, hanno sopportato e a fronte delle molte restrizioni alla libertà di movimento, in questi giorni agostani sembra che la regola sia diventata l’assembramento nei “divertimentifici” e la vacanza all’estero. Comportamenti che definire irresponsabili è davvero un eufemismo.

Ma è una irresponsabilità che non può essere fatta gravare solo sul mondo giovanile.

La responsabilità primaria è in capo ai gestori e titolari delle attività che devono capire, con le buone o con le cattive, che le regole vanno rispettate, anche nell’interesse dei loro stessi singoli esercizi commerciali. Così come andrebbe impedita la vacanza all’estero. Stanno rientrando in tanti, troppi contagiati.

Questo non è periodo per andare nelle isole greche, spagnole o altrove. È davvero preoccupante tutto ciò soprattutto in previsione della riapertura delle scuole.

Sarebbe estremamente grave se non si riuscisse a riaprire le scuole dopo aver garantito,invece, l’apertura dei “divertimentifici”.

La storia italiana merita un futuro di prosperità che può essere assicurata solo da una politica che riprenda ad avere a cuore gli interessi della comunità nella sua interezza e non gli interessi di pochi gruppi di potere.

La storia d’Italia merita di avere una futura generazione che sia forgiata sui valori di una terra antica, intrisa di pensiero mediterraneo e cristiano, che dal nulla è diventata una protagonista della vita civile ed economica del mondo.

Non c’è molto tempo per rimettere in carreggiata il sistema produttivo italiano che si poggia, come è noto, essenzialmente sulle piccole e medie imprese dove, molte volte, si fa fatica a distinguere il padrone dal dipendente.

Non c’è molto tempo per compiere scelte fondamentali e determinanti per il futuro di questa terra. Siamo tutti seduti sul crinale di un colle da cui è possibile scorgere da un lato il baratro della disperazione e dall’altro un orizzonte di progresso e sviluppo.

L’Italia va difesa e ristrutturata come se fossimo in un nuovo Risorgimento o, senza offesa per nessuno, in una nuova Resistenza.

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