ESTATE 2022: FUOCHI A MARE OVUNQUE IN PREVISIONE DI UN AUTUNNO SCOPPIETTANTE

E’ una estate anomala quella che si preannuncia in Italia. A spiagge, sagre, feste e superficialità tipiche delle estati italiane si sostituisce, con ogni probabilità, un periodo più “attento” e sobrio.

Il clima atmosferico restituisce al Bel Paese una estate torrida e sicuramente più calda del normale, di +2.88°C rispetto al trentennio di riferimento più recente, 1991-2020. Ma non è solo il clima a contribuire a creare una torcida fumante e fiammeggiante. A pensarci a rendere decisamente infernale la vita del Bel Paese è il clima politico che si è arroventato dopo le dimissioni del Governo Draghi e l’indizione delle elezioni da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, previste per il 25 settembre. Una data inusuale che costringe i partiti politici a svolgere una campagna elettorale praticamente tra ombrelloni e sedie a sdraio.

Nicola Di Iorio

E’ fuor di dubbio che le insidie e le difficoltà di questi ultimi tempi rischiano di sommarsi tra di loro dando luogo ad una tempesta perfetta in grado di far sbandare il Paese.

La pandemia da Covid, seppur sedata dalla grande campagna vaccinale e da una migliore conoscenza del virus, l’inflazione che, dopo anni, erode il potere di acquisto e quindi il tenore di vita dei cittadini, soprattutto quelli delle classi meno abbienti, è tornata ad essere la regina delle attenzioni delle autorità monetarie nazionali ed internazionali, la crisi energetica conseguente alla dipendenza dell’Italia e dell’Europa in genere dal gas e petrolio fornito dalla Russia di Putin che da febbraio sta aggredendo militarmente in modo barbaro uno stato sovrano come l’Ucraina strategicamente situato alle porte dell’Europa con uno sguardo verso la Turchia, l’aumento dei costi delle materie prime, gli scenari tempestosi dei rapporti tra i due grandi protagonisti dell’economia mondiale, USA e Cina, restituiscono un quadro a tinte fosche in cui la positiva fiducia nel futuro sembra lasciare sempre più spazio a spaesamento, paura e a un orizzonte sempre più buio.

E’ abbastanza evidente, quindi, come ci siano tutti gli ingredienti per un periodo di tempesta e non di serenità.

Tuttavia, per restringere il campo di attenzione all’Italia, alcuni dati Istat degli ultimi giorni fanno emergere una realtà che, a volte, rischia di essere sorprendente se non si conoscesse a fondo la capacità di resilienza di cui l’Italia è dotata in abbondanza.

A giugno la produzione industriale è aumentata del 34% su base annua con una crescita del fatturato industriale di quasi il 24%, mentre il PIL, nel secondo trimestre, è aumentato del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2021. Infine, sempre a giugno 2022, rispetto al mese precedente, è cresciuto il numero degli occupati ed è diminuito quello dei disoccupati e degli inattivi. Il tasso di occupazione è salito al 60,1% (valore record dal 1977), quello di disoccupazione si è stabilizzato all’8,1% e il tasso di inattività è sceso al 34,5%.

L’economia italiana, tanto vituperata, sta dimostrando una vitalità quasi inaspettata, basti solo pensare che su 1500 degli oltre 5.300 prodotti scambiati in campo mondiale, l’Italia è tra i primi cinque Paesi al mondo per scambi nella bilancia commerciale.

E’ un dato quasi incredibile che non solo dimostra una versatilità e una capacità di adattamento che i tedeschi e i francesi non hanno, ma dimostra anche, se ce ne fosse ancora bisogno, che il modello imprenditoriale e produttivo italiano fondato sulle piccole e medie imprese è attualmente un modello vincente anche rispetto ai colossi industriali mondiali.

Sono risultati importanti che non possono essere marginalizzati anche nella confusione della campagna elettorale incipiente.

I primi vagiti della campagna elettorale, sa a sinistra che a destra, fanno emergere contraddizioni, incapacità e insensibilità non comuni nella costruzione di programmi elettorali elefantiaci e non credibili insieme ad una offerta politica caratterizzata dall’estrema modestia.

Fortunatamente, l’Italia ha una Costituzione che è il principale antidoto contro avventurismi di ogni tipo e che può essere anche l’anticorpo più utile per mettere ai margini coloro che, più o meno furbescamente, mettono in discussione la collocazione internazionale del Paese sotto l’ombrello europeo e atlantico.

Mario Draghi lascia una eredità importante, arricchita dal Pnrr che, grazie alla solidarietà europea, mette in campo risorse economiche capaci di cambiare in meglio il Paese e che coloro che saranno chiamati, se mai lo saranno, a succedere avranno la responsabilità di tutelare, preservare e, se possibile, migliorare.