ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, IL SANTO DEGLI AVVOCATI

Nella suggestiva e particolare sede del rotary Club Sant’Agata dè Goti si è tenuto domenica 26 settembre 2021 un’ interessante giornata rotariana tra i Club gemellati di Nola -Pomigliano D’Arco e Sant’Agata dè Goti per approfondire la figura di Sant’Alfonso Maria Dè Liguori, quale avvocato e loro protettore.

Impresinforma ha ricevuto, dandone pubblicazione, il pregevole ed interessantissimo intervento sul tema da parte di Massimo Vincenti, past President Rotary Club Nola Pomigliano D’Arco.

Sant’Alfonso Maria Dè Liguori nacque a Napoli nel 1696 da una nobile famiglia  e a soli 17 anni si laureò in diritto civile ed ecclesiastico e giovanissimo a 18 anni indossò la toga di avvocato e fece il suo ingresso in Tribunale.

Ha esercitato con notevole successo la professione di avvocato a Napoli per otto anni.

Gli amici di famiglia gli procurarono molti clienti e poi, grazie alla sua bravura, divenne uno dei difensori più ricercati di Napoli, un avvocato invincibile che non perdeva mai una causa e, come si legge testualmente in quanto trovato nella sua biografia e in quanto ha scritto lo storico Tannoia:

 ” tutto lo rendeva singolare, vastità di talento, chiarezza di mente e precisione nel dire, somma onestà e sommo orrore dei cavilli . Non intraprendeva causa se non giusta. Umanità con i clienti e disinteresse. Aveva un tal dominio dei cuori che ammaliava i giudici e rendeva muti gli avversari “.

Sant’Alfonso, quale avvocato, decise di difendere soltanto causa giuste e ciò fece con quello stesso ardore con il quale, successivamente, patrocinò la causa della Chiesa con incondizionata fedeltà al Papato.

Sant’Alfonso avvocato fu un vero e proprio “ principe del foro “, nobilitando la professione di avvocato, e sosteneva che “le cause dei clienti si devono trattare con quell’impegno con cui si trattano le cause proprie “.

Dal registro delle sentenze del Tribunale di Napoli le cause patrocinate da Alfonso Maria de Liguori nel periodo dal 1715 al 1723 risultano tutte vinte.

Questo suo ideale della giustizia sana e vera venne però disilluso in un’aula giudiziaria del Tribunale di Napoli nell’agosto del 1723 e ciò indusse Sant’Alfonso a soli 27 anni ad abbandonare la professione forense ed a scegliere la via del sacerdozio e da qui la famosa frase pronunciata da Sant’Alfonso: “Mondo ti ho conosciuto, addio Tribunali “.

Ma in realtà, che cosa era accaduto in Tribunale nell’ Agosto del 1723 al punto tale da indurre Alfonso Maria Dè Liguori ad abbandonare la toga?

Si era trattato di una causa importante e anche rilevante nel contesto internazionale tra i granduchi di Toscana, imparentati con l’Imperatore d’Austria ed il re di Napoli, ed il duca napoletano Orsini di Gravina, nipote di Papa Clemente XIII che viveva nell’edificio che attualmente ospita la facoltà di architettura a Napoli.

La proprietà contesa era il feudo di Amatrice ed il duca Orsini di Gravina aveva perso la causa in primo grado e per il giudizio di appello si era affidato al Alfonso Maria Dè Liguori che, dopo aver studiato la causa, si convinse delle buone ragioni del Duca Orsini di Gravina ed accettò l’incarico.

Ritenne che il documento giustificativo della pretesa da parte dei granduchi di Toscana benchè risultasse formalmente ed apparentemente corretto fosse in realtà sostanzialmente disonesto così violando i principi di giustizia ed equità, principi molto importanti per l’Avv. Alfonso Maria Dè Liguori.

Alfonso Maria dè Liguori accettò l’incarico di difendere il duca Orsini di Gravina, in quanto ritenne si trattasse di una causa giusta per il proprio assistito ma purtroppo, per una serie di motivi non molto chiari, perse la causa.

Per la grave ingiustizia subita decise di abbandonare la professione di avvocato e, a soli 27 anni, scelse la via del sacerdozio.

Per la cronaca le successive vicende processuali relative al giudizio innanzi menzionato gli diedero di fatto ragione in quanto la sentenza venne poi riformata nel successivo grado di giudizio.

A questo punto vorrei fare una considerazione personale e cioè che è veramente suggestivo poter pensare che proprio le vette giuridiche raggiunte da Alfonso Maria dè Liguori abbiano potuto costituire per Sant’Alfonso un trampolino di lancio verso la santità.

A mio modesto avviso c’è un filo rosso che lega l’oratoria dell’avvocato Alfonso Maria Dè Liguori alla predicazione del santo. Il comune obiettivo è quello di convincere l’uditore sulla veridicità delle proprie affermazioni.

E va evidenziato che in Sant’Alfonso sia l’oratoria dell’avvocato che la predicazione del Vangelo sono state improntate sempre all’amore incondizionato per la verità.

Vorrei ricordare, anche per individuare un ulteriore legame tra Nola e Sant’Agata dè Goti, che Sant’ Alfonso Maria dè Liguori, nel dicembre del 1754, venne a Nola e fu ospite della famiglia Zambardelli. A ricordo di tale circostanza, oggi vi è una lapide sulla facciata del fabbricato dove fu ospitato che si trova a Nola all’inizio del Corso Tommaso Vitale.

Nel salotto di casa Zambardelli era stato costruito un artistico presepe e qualche sera prima di Natale Sant’Alfonso ebbe una ispirazione e scrisse di getto sette strofette e rivestendo di note musicali i 42 versi  che suonavano così armoniosi provò subito a cantarli accompagnandosi con il clavicembalo che, da una ricerca effettuata sul dizionario Treccani, è uno strumento a corde e tastiera molto diffuso tra il XVI° e XVIII° secolo che cadde, successivamente, in disuso con l’affermarsi del pianoforte.

Il canto, ovviamente, attrasse l’attenzione dei componenti della famiglia Zambardelli, i quali lo ascoltavano estasiati.

Verso sera, Sant’Alfonso si portò in Cattedrale a Nola ed invece della solita canzoncina della ricorrenza liturgica intonò  “Tu scendi dalle stelle o re del Cielo“ e così nacque a Nola nel dicembre del 1754 la più famosa pastorale degli ultimi due secoli della letteratura italiana  e  questo è, a mio modesto avviso, una ulteriore conferma della grandezza di Sant’Alfonso Maria dè Liguori.

Nel ritornare a parlare di Sant’Alfonso quale avvocato è possibile, senza ombra di dubbio, parlare di competenza professionale ma anche, e soprattutto, di dirittura morale.

Da una ricerca ho scoperto che Sant’Alfonso aveva scritto sopra un foglio di carta una specie di  “Dichiarazione dei doveri dell’avvocato “ che portava sempre con sé.

Le dodici regole morali dell’avvocato redatte da Sant’Alfonso ci indicano i comportamenti che egli riteneva che ogni avvocato dovesse osservare nell’esercizio della professione forense,  molto importanti nei rapporti non solo con i clienti ma anche con i colleghi, regole morali che riporto testualmente nella sua forma settecentesca:

                       DICHIARAZIONE DEI DOVERI DELL’ AVVOCATO

  • Non bisogna accettare mai cause ingiuste perché perniciose per la coscienza e per il decoro.
  • Non bisogna difendere una causa con mezzi illeciti e ingiusti.
  • Non si deve aggravare il cliente di spese indoverose altrimenti resta all’avvocato l’obbligo della restituzione.
  • Le cause dei clienti si devono trattare con quell’impegno con cui si trattano le cause proprie.
  • E’ necessario lo studio dei processi per dedurre gli argomenti validi alla difesa della causa.
  • La dilazione e la trascuratezza degli avvocati spesso dannifica i clienti e si devono rifare i danni altrimenti si pecca contro la giustizia.
  • L’avvocato deve implorare da Dio l’aiuto nella difesa perché iddio è il primo protettore della giustizia.
  • Non è lodevole un avvocato che accetta molte cause superiori ai propri talenti, alle sue forze e al tempo che spesso gli mancherà per prepararsi alla difesa.
  • La giustizia e l’onestà non devono mai separarsi dagli avvocati cattolici anzi si devono sempre custodire come la pupilla degli occhi.
  • Un avvocato che perde la causa per sua negligenza si carica dell’obbligazione di rifar tutti i danni al suo cliente.
  • Nel difendere le cause bisogna essere veridico, sincero, rispettoso e ragionato.
  • I requisiti dell’avvocato sono: la scienza, la diligenza, la verità, la fedeltà e la giustizia.

Queste dodici regole morali scritte da Alfonso Maria Dè Liguori,  sempre a mio modesto avviso, costituiscono ancora oggi una vera e propria pietra miliare per gli avvocati, in tema di deontologia e di rapporti, tra colleghi e con i clienti, in quanto Sant’Alfonso avvocato con queste dodici regole morali, anticipando di fatto di oltre due secoli il codice deontologico edito dal Consiglio Nazionale Forense e questo è una ulteriore conferma, ove mai ce ne fosse stato bisogno, dell’elevato spessore umano, professionale e culturale di Alfonso Maria dè Liguori.                                                                                                 

avv. Massimo Vincenti                                    

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui