IL QUADRO CONGIUNTURALE – PRODUZIONE INDUSTRIALE “IN”, TERZIARIO “OUT”- VISIONE DI FUTURO

In Cina, in modo sospetto, sono riprese le attività

Le ultime misure di contenimento di contrasto al Covid-19 adottate dal Governo, presieduto da Mario Draghi, con il Dpcm del 02 marzo 2021, hanno prodotto sicuramente una accelerata rispetto all’andazzo precedente.

Gli avvicendamenti nella filiera di comando delle operazioni con il nuovo Commissario anti Covid, il nuovo responsabile nazionale della Protezione Civile e i nuovi componenti del CTS hanno sicuramente segnato un cambio di passo nella lotta al Covid come è dimostrato dal nuovo e ambizioso piano nazionale di vaccinazione. Anche il tentativo di migliorare il coordinamento con e tra le regioni sembra essere stato incanalato nel verso più consono.

Tuttavia, la scarsità dei vaccini che, almeno nel caso di Pfizer e Moderna sono dovuti semplicemente al mantenimento degli impegni assunti con cadenza prefissata e la campagna di tentativo di screditamento del vaccino Astrazeneca, il cosiddetto vaccino proletario per il suo basso costo, hanno prodotto un clima non favorevole per il raggiungimento degli obiettivi che il governo si è prefissato.

Nicola Di Iorio- direttore ImpresInforma

E quel che è peggio è che l’economia del bel Paese risente molto di questo stato di stagnazione , noi riuscendo ad usire dal pantano del virus. La Gran Bretagna, Israele, gli Stati Uniti stanno rapidamente recuperando il terreno perduto, mentrem in maniera un po troppo sospetto, la Cina sembra aver già risolto a suo favore la partita con il virus.

Un virus nato in Cina, del quale si fa ancora oggi fatica a ricostruirne l’origine vera.

L’uscita dal pantano rischia di diventare una corsa per poi meglio posizionarsi sui mercati commerciali, andando a spiazzare le vecchie gerarchie.

Il Governo Draghi sembra aver compreso che l’industria farmaceutica e la ricerca nazionale debbano essere potenziate per affrontare in modo non tattico ma strategico altre possibili crisi sanitarie in futuro tanto da aiutare non solo la produzione di un vaccino nazionale come Reythera ma anche la terapia monoclonale.

Intanto l’economia del Paese, il cui fulcro è rappresentato dalla straordinaria spina dorsale delle piccole e medie imprese, sembra arrancare e non sembrano più essere sufficienti gli aiuti dei vari ” decreti ristori” o del ” decreto Sostegno”.

E’ noto che il Consiglio dei ministri ha approvato il Decreto Legge 22 marzo 2021, n. 41 (Decreto Sostegni), di cui ImpresInforma si è comunque già occupato. 

Il provvedimento interviene, con uno stanziamento di circa 32 miliardi di euro, pari all’entità massima dello scostamento di bilancio già autorizzato dal Parlamento, al fine di potenziare gli strumenti di contrasto alla diffusione del contagio da COVID-19 e di contenere l’impatto sociale ed economico delle misure di prevenzione adottate. L’obiettivo vorrebbe essere quello di assicurare un sistema rinnovato e potenziato di sostegni, calibrato secondo la tempestività e l’intensità di protezione che ciascun soggetto richiede. Gli interventi previsti si articolano in 5 ambiti principali: sostegno alle imprese e agli operatori del terzo settore; lavoro e contrasto alla povertà; salute e sicurezza; sostegno agli enti territoriali; ulteriori interventi settoriali.

L’intervento di aiuto, però, è ben lontano da quelli messi a disposizione degli altri Stati.

Secondo un’analisi della CGIA di Mestre, agli italiani sono stati erogati aiuti, tramite bonus, sussidi, cassa integrazione e altre forme di sostegno, molto inferiori rispetto agli altri paesi dell’Area Euro.

In media ogni cittadino europeo ha potuto contare su 2.518 euro di aiuti economici, gli italiani solo su 1.979 euro. Quindi, nel 2020, ogni italiano ha ricevuto 539 euro in meno rispetto alla media europea.

Si tratta di una differenza non di poco conto che aumenta ancora di più se paragonano le singole nazioni:

  • l’Austria ha erogato 3.881 euro per ogni abitante (1.902 euro in più dell’Italia)
  • il Belgio ha erogato 3.688 euro per ogni abitante (1.709 euro in più dell’Italia)
  • i Paesi Bassi hanno erogato 3.443 euro per ogni abitante (1.464 euro in più dell’Italia)
  • la Germania ha erogato 2.938 euro per ogni abitante (959 euro in più dell’Italia)
  • la Francia ha erogato 2.455 euro per ogni abitante (476 euro in più dell’Italia)

L’unica nazione che ha erogato meno aiuti economici rispetto alla nostra nazione è stata la Spagna, con 1.977 euro per abitante.

Ciò nonostante, a testimonianza di una non sopita vitalità del suo tessuto produttivo, la produzione industriale italiana, secondo le valutazioni di Confindustria, ha continuato a crescere anche in febbraio (+0,7%), dopo il rimbalzo rilevato nel mese precedente (+1,3% congiunturale). È atteso, sempre secondo tali valutazioni, un contributo positivo dell’industria alla dinamica del PIL nazionale nel primo trimestre, a fronte di un comparto terziario che purtroppo risulta ancora indebolito dal persistere di limitazioni di attività in alcuni settori e negli spostamenti di persone, con pesanti conseguenze soprattutto lungo tutta la filiera turistica.

In questo modo rischia di ampliarsi sempre di più la forbice del divario tra i singoli comparti economici proprio perchè gran parte dei servizi di mercato si trovano ormai da oltre un anno nell’impossibilità di operare mentre almeno alcuni settori dell’industria stanno recuperando le perdite registrate nei peggiori momenti dello scorso anno.
Confcommercio, in un suo recente rapporto, segnala a febbraio un andamento negativo su base annua con una flessione del 12,2% che segue la contrazione del 17,5% di gennaio.

Questa dinamica sottintende, comunque, un modesto rimbalzo congiunturale idoneo a sottolineare come le famiglie, nel momento in cui ne hanno la possibilità, sarebbero ancora disponibili a trasformare in consumo una parte del proprio risparmio involontario accumulato. Il che costituisce un indizio delle potenzialità di crescita presenti nell’economia, oggi compresse dalla pandemia.

La crescita, sempre secondo tale stima, dovrebbe registrare, in seguito alle nuove limitazioni, un brusco stop nel mese di marzo per il quale si prevede una riduzione del PIL del 4,7% in termini congiunturali.

Su base annua, il confronto con il mese iniziale della crisi porta, comunque, a una crescita del 7,3%. Nel complesso del primo trimestre la variazione dovrebbe attestarsi al -1,5% rispetto all’ultimo quarto del 2020 e al -2,6% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno.

Insomma, non è più il tempo di fare melina se vogliamo salvare interi comparti della nostra economia. Il Recovery Plan è una occasione per fare leva ma non sarà e non potrà essere la panacea per tutti i mali.

La resurrezione di Cristo può essere anche quella dell’economia italiana, a patto di remare tutti in unica direzione con saggezza, accortezza e visione di futuro.

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