Agosto: l’Italia moderna che non chiude più per ferie

Nonostante l’anno corrente, quanti di noi, canticchiano ancora oggi, la canzone Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare?

E non possiamo non pensare all’estate. Seppur la melodia, lo stile e soprattutto il testo, sembrano essere distanti anni luce da oggi e dalle nuove generazioni.

Nel corso degli anni, soprattutto sul finire del ‘900, abbiamo assistito ad un vero e proprio cambiamento, se non abissale differenza, in merito allo stile e al modo di trascorrere le vacanze estive nel nostro Paese.

Agosto, per eccellenza, è stato sempre il mese del riposo, del relax, un po’ per tutti gli italiani. E forse oggi, in pochi lo considerano come tale.

I nostri genitori, o chi più annoso, può senz’altro e con una nota di malinconia, rivivere e ricordare quei momenti di villeggiatura di questo periodo. Soprattutto perché condivisa e vissuta insieme. Con tutta la famiglia.

La casa era un semplice appartamento di mare, magari con poche stanze, forse non sufficienti per tutti, ma in una località balneare. Ottenuta e fittata tramite una conoscenza o una telefonata. Nulla di più.

Si partiva con una utilitaria, per chi poteva permetterselo, anche quella all’ultima moda, o di notte con qualche mezzo statale o regionale.

Principalmente chi aveva il compito di caricare la macchina, accompagnare la famiglia in vacanza, e rientrare a lavoro, erano i papà. Per poi raggiungere il proprio nucleo familiare, i fine settimana e a ferragosto. Quando la fabbrica o il datore di lavoro, chiudevano i battenti per il meritato riposo. L’unico dell’anno.

Ma insieme. Si era entusiasti, euforici. Perché attendevi questo mese peggio del giorno di Natale. Era tutto più sacrificato e sudato. E quindi c’era e si avvertiva il piacere dell’attesa.

Probabilmente la zona era sempre quella, per poi incontrare le solite famiglie e gli amici estivi.

Si restava con congiunti e consanguinei, anche d’estate. Il massimo della gratificazione e della trasgressione, era far tardi un po’ la sera, massimo mezzanotte, perché c’era il coprifuoco, e mangiare un gelato in più, durante il giorno.

Ma allora, tutto aveva un altro sapore.

Vi era differenziazione di genere, sicuramente più marcata ed austera di oggi. Ma i gruppi erano prettamente suddivisi in ragazzi e ragazze. Potevi permetterti uno sguardo in più, per poi tornare sui tuoi passi. Tutto sotto l’occhio vigile dell’adulto.

Oggi se un attuale adolescente, dovesse leggere questo articolo o farsi raccontare questi anni, potrebbe rimanere basito e forse non coinvolto. Come se questo fosse accaduto in una era assai lontana. Perché nato ed appartenente a tutta un’altra epoca. Alla modernità per eccellenza.

Oggi assistiamo alle vacanze di coppia, sposate, conviventi, anche semplici amici. Alle villeggiature, ormai un termine passato, programmate con le comitive, anche conosciute da poco. Ognuno è artefice del suo presente. Oserei dire.

Attualmente sono davvero poche le famiglie che partono insieme , che si godono il mare in parentela. Soprattutto se a carico ci sono figli grandi.

Il periodo delle vacanze, ormai  varia a seconda dell’esigenza, della disponibilità anche e soprattutto economica.

Dei pacchetti last minute. E sono, principalmente, non allo stesso posto dell’anno precedente. I giorni sono minori. Si assiste a vacanze,  di tre o cinque giorni o al massimo una settimana, se l’offerta è conveniente. Giusto il tempo di ricaricare le batterie e ripartire. Affrontare nuovi mesi, per poi essere di nuovo in ferie in diversi giorni dell’anno.

Anche in questo e per le aziende italiane, abbiamo avuto ed assistito ad radicale cambiamento. Molte decidono di rimanere aperte sempre, anche ad agosto.

Vi è uno stop alla chiusura lunga. Soprattutto agostana. Tipica della nostra nazione. Per soddisfare i clienti, concedendo ferie ai dipendenti in maniera scaglionata. Attraverso una pianificazione del lavoro, ponendo il fulcro dell’attenzione alla catena produttiva.

Assistiamo addirittura, alle nuove assunzioni soprattutto nel periodo estivo: si cerca e si recluta nuovo personale, che possa sostituire chi va in ferie, agevolando anche le nuove generazioni ad essere immesse nel mondo del lavoro durante o post gli studi scolastici. Proprio per incentivare la non chiusura della sede, anche nel periodo estivo.

Ovviamente è l’era della tecnologia e quindi oggi con un click, puoi essere onnipresente e controllare qualsiasi attività da remoto.

Sono sorte nuove professioni a seguito della nuova globalizzazione.

Il pc a portata di mano per imprenditori e non che, anche sotto l’ombrellone, non possono rinunciare alla produttività e crescita della propria azienda. Lo smart working in questo ha fornito una importante aiuto. Un impatto non indifferente.

Qualcuno ha anche rinunciato alle ferie proprio perché, seppur spostandosi, riesce ad essere una risorsa attiva per il proprio datore di lavoro.

Avendo a portata di mano, il materiale necessario per collegarsi e lavorare. Il paesaggio sarà pur diverso, ma il rendimento rimane tale.

Le città non si svuotano, ma sono invase da turisti. Durante tutto l’anno. Il prima e con gli occhi di oggi, tutto appare banale ora. Ma allora quella banalità era vita. Si sentivano le stagioni. Si vivevano. Ci si riposava con poco, con un quotidiano o una rivista. Ma quel poco era tanto. Ci si improvvisava. Nulla di programmato, nessuno tour operator alle spalle. Ci si animava con la comitiva estiva. Si restava nella propria nazione. Nessuna meta straniera ambita.

Ognuno era autodidatta.

L’Italia si fermava. Agosto era il mese del riposo, della piattezza.

Lasciamo passare agosto e poi ne riparliamo era la frase per eccellenza. Oggi ormai giunta quasi alla deriva.

La vita la si prendeva diversamente, per quella che era e con quello che si aveva a portata di mano, senza cellulari. Il massimo erano le cartoline, ove arrivavi prima tu dalle vacanze e dopo essa. Ma erano il mezzo che ti permettevano di riferire al destinatario, che seppur distante, che  lo avevi pensato. E meritava di saperlo.

Forse era il Facebook di oggi in quanto, senza una busta che potesse oscurare, tutti potevano vedere cosa c’era scritto e a chi era rivolto. Dove eri stato. Quale era il tuo pensiero del momento.

Ci si coricava felici senza tecnologia. Che oggi ha migliorato la vita di molti di noi. Senza ombra di dubbio. Ma che forse ci ha tolto la magia di quella epoca, e che probabilmente non tornerà.

Per i più romantici,  e che adorano sognare, vogliamo ancora pensare che se la moda giri e torni prima o poi, possa portare con sé anche la spensieratezza che si aveva nel passato.

Vorrei semplicemente augurare soprattutto, alle nuove generazioni (mi ci voglio infilare anche con i  miei 33 anni) che un giorno, seppur per poco, possano assaporare anche loro questa giovialità, fatta di ingenuità e di poco.

Ma che allora era tutto. Ma bello. Vero. E non apparente. Ma sicuramente conviviale, pulito e semplice. Senza password. Un tempo in cui solo il filo del telefono di casa, o di una cabina telefonica, poteva collegarti al mondo. Ma solo a quello esterno e lontano.

Che allora ti serviva a poco. Perché vicino avevi tutto e non con un click, ma con gli occhi ed il tatto. E con la sensazione di assaporare davvero ogni aspetto che ti circondava. Senza filtri. Senza un tutorial. Con la bellezza del proprio anonimato.

La modernità ci ha portati a cambiare, mentalmente e professionalmente. Dobbiamo adeguarci e stare al passo con i tempi.

Magari senza perdere l’entusiasmo che si risveglia, soprattutto in questo periodo dell’anno, e che seppur con la mente, ci riporta indietro, magari facendola apprezzare anche a chi verrà dopo di noi.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui