La pittura, la musica, la scultura, la poesia, il teatro, il cinema, la prosa, la danza, la filosofia, la politica, la religione, il cibo, le tradizioni alimentano, ognuno a proprio modo, il grande fiume della cultura che caratterizza l’umanità.

Ma cosa sarebbe la cultura se non si facesse storia?

La cultura senza la storia sarebbe solo una mera astrazione priva di significato, relegata al ruolo di cittadina dei retropalchi della vita.

La cultura invece è concretezza, è vita reale, fatta di una malta di esperienze, di curiosità, di conoscenze, di operosità e di amore per il sapere e per lo studio. La capacità di avere una visione, di sapere già dove è il sicuro approdo, di conoscere in anticipo la fine del film, non appartiene più, al netto delle religioni, alle moderne Cassandra, ma appartiene, dalla filosofia greca in poi, al pensiero umano che è il motore della civiltà più potente che l’umanità conosca.

Cosa è la vita senza il pensiero? Nulla, solo un mondo di istinti, un mondo primordiale ed animalesco.

Quindi la vita senza cultura sarebbe il nulla, nel cui vuoto pneumatico sarebbe legittimo confondere Bauman con un ufficiale dell’esercito tedesco, l’Ulisse di Omero con quello di Dante o di Joyce, Caravaggio con una blatta, Merini con una lana neozelandese, Manzoni o Manzu’ con un noto marchio di carne in scatola, Moro, Craxi, Berlinguer e Almirante con molte anime morte che oggi percorrono il Transatlantico di Montecitorio!

Ed è sempre la cultura ad innervare di sé la vita di una nazione, a caratterizzare l’identita’ di un popolo e della sua economia. Un sistema economico non è un’ astrazione rispetto al pensiero ma ne è la diretta conseguenza. Più il pensiero è il frutto di una sintesi chiara, profonda e priva di demagogia, più il suo sistema economico ed imprenditoriale è in grado di esprimere le potenzialità e le aspettative della società di riferimento.

L’Italia è patria e culla, per antonomasia, del pensiero e della cultura del mondo occidentale e quando essa è stata messa alla prova in una condizione di chiarezza, impermeabilizzata ai germi di culture e pensieri lontani e sconosciuti provenienti da terre che non si affacciano sul Mediterraneo, ha saputo sempre creare ricchezza e reddito, come nel periodo del secondo dopoguerra.

L’emergenza sanitaria derivante dalla diffusione del Covid-19, soprattutto in alcune aree del Paese e l’applicazione delle conseguenti misure di contenimento hanno avviato un processo di cambiamento di usi, abitudini e generato una situazione di disorientamento nella vita sociale e in quella, soprattutto, dell’economia, mettendo fortemente in discussione le conquiste che, seppur a fatica, il Paese aveva ottenuto nei decenni precedenti e che nel prossimo autunno rischiano, se non opportunamente gestite, di far deflagrare il delicato tessuto connettivo che lega la comunità nazionale.

I valori prepolitici e costituzionali del lavoro, della sicurezza e della salute hanno subìto in Italia, in questi primi mesi del 2020, un vero e proprio attentato a cui bisogna rimediare in fretta soprattutto facendo ricorso alle profonde radici morali giudaico-cristiane che caratterizzano la vita dei popoli del Vecchio Continente e, soprattutto, ad una Unione Europea che, seppur non sempre sia stata all’altezza nel recente passato del compito che le era invece stato assegnato dai suoi padri fondatori, è oggi chiamata ad esercitare un ruolo fondamentale nel rilancio del suo sistema socio-economico e nella difesa di una identità, in competizione con i grandi colossi del mondo come la Cina, la Russia e gli stessi Stati Uniti d’America.

A febbraio, per una scelta dell’editore che mi ha condotto a rassegnare le dimissioni, ho smesso la mia attività di direttore responsabile di un giornale on line che in poco tempo si era imposto all’attenzione soprattutto del mondo imprenditoriale, difficile, complesso e delicato.

Fortunatamente, l’attività lavorativa mi aveva già fatto conoscere persone che facevano, come per chi scrive, della professionalità, della responsabilità e della moralità la bussola di orientamento delle proprie azioni.

Non è stato difficile condividerne valori, orientamenti e progetti professionali.

In questi mesi complicati, i rapporti di conoscenza hanno varcato il loro confine per sfociare in veri e saldi rapporti di amicizia che si sono cementati sulle difficoltà, sul lavoro e sul desiderio di dare risposte reali e concrete alle imprese, molte volte dimenticate dalla loro rappresentanza storica e nel loro esclusivo interesse.

Il mondo, giovane, dinamico, articolato e altamente professionale della Federazione Media e Piccole Imprese (F.M.P.I.), presieduta brillantemente da Antonina Terranova, unitamente a quello di una società di formazione, Archè srl, presieduta da Vincenza Toscano e vivificata da un autentico monumento, costruito con il marmo del rispetto del lavoro e dell’umanità, come Giovanni Toscano, è stato il lago in cui in tanti, ed io per primo, hanno immerso cervello, cuore e anima sotto la spinta e lo stimolo costante di Giuseppe Fontanarosa, un giuslavorista ed un  professionista dallo stile british, nei modi, nelle forme e nei comportamenti e dalla cifra culturale di un illuminista, capace di affrontare, nel rispetto di ogni persona, questioni e problemi, anche complicati, in modo estremamente razionale, sempre con l’intenzione di appiattire e non acuire gli angoli puntuti della vita anche e soprattutto nel mondo delle relazioni industriali e sindacali.

Sull’onda della esperienza maturata in questi mesi, particolarmente difficili, in cui la Federazione non ha fatto mancare il proprio contributo ambizioso e propositivo, sia alle varie Regioni che al Governo italiano e alle organizzazioni sindacali, dopo aver organizzato una videoconferenza nazionale di grande successo il 30 aprile scorso, mi sono permesso di assecondare il desiderio e l’esigenza, presente da tempo nel mondo di F.M.P.I., di fondare una testata giornalistica, aperta ad ogni contributo, senza steccati e senza barriere ideologiche o di partito, senza pregiudizi e senza riserve mentali. Insomma intendo creare una palestra di confronto, un luogo franco dove è possibile far emergere in modo pacato e democratico problemi e soluzioni, un humus capace di germogliare un ulteriore servizio da offrire ai propri associati, al fine di fornire informazioni specialistiche e professionali nel campo del diritto, dell’economia, della cultura, delle politiche sociali e del lavoro e dell’accesso nel complesso mondo delle opportunità afferenti alle complesse e macchinose facilitazioni creditizie e finanziarie, sia nazionali che europee.

In sintesi, “ImpresInforma” nasce proprio per essere un reale punto di riferimento per il sistema imprenditoriale nazionale, intendendo ispirare la propria attività nella direzione di alimentare il dibattito politico e sociale con l’obiettivo di migliorare sempre di più, soprattutto nel contesto attuale, le relazioni tra imprese e lavoratori e contribuire a creare un clima di maggiore serenità sociale.

Ho sempre pensato che l’atto più importante che l’umanità riesce a fare è quello del lascito. Lasciare agli eredi il testimone della propria esistenza è il segno di una umanità che procede in avanti. I ritrovamenti archeologici, gli archivi pubblici e privati, i monumenti, le grandi opere sono ponti tra generazioni e rappresentano un tempo che si ostina a voler continuare a parlare e a dire la propria.

Nei giorni che stiamo vivendo, nel deserto del pensiero e nella evidente crisi del concetto di rappresentanza, spuntano lampi di futuro che intendiamo, anche con “ImpresInforma”, valorizzare, tutelare e preservare.

Il seme è piantato, prima o poi la speranza lascerà il passo alla realtà.

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