GREAT FIREWALL

Sulla falsariga di ciò che fece la Cina, la Russia ha avviato, nell’ultimo decennio, la costruzione di un imponente muro ai suoi confini. La costruzione cinese a cui la Russia si è ispirata non è la famosissima e appariscente grande muraglia, bensì un’invisibile barriera dal nome “Great Firewall”.

Questo termine è usato per indicare la vasta serie di censure che il colosso orientale applica sui siti web di origine straniera quando le informazioni da essi condivise raggiungono i suoi confini.

Federico Malcotti

Ma è davvero possibile censurare in modo sistematico internet? Un conto è far sparire i singoli post o articoli di giornale online che risultano scomodi al governo, tutt’altra cosa è invece fare sì che questi post non vedano mai la luce del sole.

La risposta purtroppo è sì: basta monopolizzare il mondo dei social network nel proprio paese, permettendo ai cittadini di usufruire esclusivamente di social gestiti da agenzie governative, così da poter scegliere delle “parole chiave” che, qualora fossero contenute in un post, farebbero sì che esso venga rimosso nell’esatto istante in cui viene pubblicato. Questa è la tattica che il PCC ha utilizzato con il social “Sina weibo” e che Putin ha cercato e cerca di replicare con VK.

Va precisato che il tentativo russo di emulare “il mentore” cinese non ha mai dato risultati altrettanto sbalorditivi. La censura russa si trova tutt’ora costretta a reagire ad attività digitali di natura sovversiva, mentre il governo cinese, sotto questo punto di vista, può dormire sonni tranquilli.

Il motivo principale è che la Cina ha costruito il suo internet dalle basi, mentre la Russia ha accolto in sé il modello americano e ha cercato di modellarlo a suo piacimento.

Un cittadino russo avrà sempre più consapevolezza e più spazio di manovra rispetto ad uno cinese, perché il primo ha almeno avuto un assaggio di ciò che può essere il vero internet.

Di conseguenza, il Cremlino, dal 2014 in poi, ha dovuto emanare una serie di leggi che le permettono di contrastare la libertà d’espressione, mentre la Cina si è limitata a impossibilitare i propri cittadini alla libertà di parola.

Non è un caso che fu proprio nella seconda metà del decennio scorso che iniziò la fuga di cervelli russa verso il mondo occidentale, perché tante persone che avevano iniziato a fare dell’internet la propria carriera avevano intuito la posizione in cui si sarebbero ritrovati appena un lustro dopo.

La scarsità di opposizioni interne che Putin sta ricevendo in queste settimane è anche dovuto a tutto questo e tutto ciò deve ricordare a noi che disponiamo di una libertà semi illimitata quanto siamo fortunati e quante possibilità abbiamo per rendere le nostre parole una professione o semplicemente uno stile di vita.

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