Quand’è che leggere il titolo non basta. Sempre

“Ahh, erano tanto belli i tempi in cui i genitori punivano i loro figli quando si comportavano male a scuola, invece di schierarsi dalla loro parte e prendersela con i professori”

Questa è all’incirca la reazione che pochi giorni fa molti hanno avuto leggendo i titoloni su alcune testate giornalistiche riguardo un fatto di cronaca avvenuto a Trento.

Questi titoli di giornale erano all’incirca: “Professore sequestra il telefono all’alunno undicenne. Il padre sporge denuncia”

La gente, con internet, si è abituata a ricevere informazioni il più in fretta possibile e di conseguenza i titoli di giornale, che hanno sempre avuto l’obiettivo di attirare l’attenzione, sono diventati col tempo dei veri e propri riassunti della notizia sottostante. Solo che in certi casi, il riassunto mira al sensazionalismo e lo raggiunge tagliando le gambe alla notizia, facendo leva sul fatto che la gente non vuole leggere più di due righe.

Un titolo che veramente avrebbe riassunto il corso degli eventi sarebbe stato: “Perquisito telefono a studente delle medie. Il cellulare non viene restituito per giorni e il padre divorziato non ha modo di contattare il figlio. L’uomo pianifica di sporgere denuncia”

La gravità di questa situazione è che il forviante titolo di giornale che riportò per primo la notizia ha scatenato una serie di altri articoli che riportavano la notizia incompleta anche nelle righe successive al titolo. Metà dei giornali che hanno riportato questa notizia omettono sia il fatto che il telefono è stato ridato quattro giorni dopo sia il fatto che il padre non ha avuto la possibilità di parlare con il figlio per tutto quel tempo. Oramai non solo i lettori, ma persino i giornalisti si fermano ai titoli per documentarsi