LA LIBERTA’ DI OPINIONE IN UNA DEMOCRAZIA LIBERALE?

Il 10 ottobre del 1985 avvenne un incidente diplomatico tra l’Italia e gli Stati Uniti che nei decenni successivi sarebbe stato ricordato come una delle più grandi dimostrazioni di orgoglio del nostro paese: una nave da crociera italiana venne assaltata da un manipolo di terroristi palestinesi, che chiesero la liberazione di alcuni loro commilitoni detenuti in Israele in cambio della vita dei passeggeri e dell’equipaggio. Come spesso avviene in queste situazioni, i terroristi uccisero la loro prima vittima immediatamente dopo aver essere saliti a bordo per affermare la serietà delle loro intenzioni. Il malcapitato rispondeva al nome di Leon Klinghoffer, ebreo di nazionalità statunitense.

I terroristi, rilasciati gli ostaggi ed abbandonata la nave, ottennero un salvacondotto per andare in Egitto. Immediatamente, la Casa Bianca interviene e dirotta l’aereo costringendolo ad atterrare nella base americana situata a Sigonella, in Sicilia. L’allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, vuole che l’accordo con i terroristi sia rispettato e possano andarsene ma gli Stati Uniti ritengono che il terrorismo internazionale sia un gioco “da grandi” e che l’Italia è uno stato a sovranità limitata che non può disporre pienamente del suo territorio.

Federico Malcotti

Su ordine di Craxi i Carabinieri circondano l’aereo ed impediscono agli americani di prelevare i palestinesi. Dopo qualche ora di tensione gli americani cedono e consentono all’aereo di ripartire per Il Cairo.

Gli Stati Uniti avrebbero fatto pagare molto caramente quell’affronto al segretario del PSI e la memoria di che cosa succede a chi si oppone con eccessiva veemenza alle decisioni prese da Washington è ancora viva nella mente di tutti i politici italiani.

Lo dimostra la decisione presa dal Consiglio comunale meneghino in data 26/05/2022 quando una maggioranza composta da PD e Italia Viva boccia la proposta del partito dei Verdi di concedere la cittadinanza onoraria a Julian Assange, fondatore di WikiLeaks e storica spina nel fianco degli Stati Uniti d’America, in quanto campione dell’informazione libera e imparziale.

I meriti di quest’uomo sono molteplici: l’aver reso di dominio pubblico dati criptati riguardanti i crimini di guerra e le stragi compiute dagli USA in Iraq e Afghanistan sono solo i due risultati più celebri del giornalista australiano.

Ad oggi, Assange è ridotto a poco più di un guscio vuoto: il governo di Washington ha attuato una vera e propria persecuzione contro uno dei pochi uomini veramente degni di essere definito “un professionista dell’informazione”, relegandolo per anni in una stanza di pochi metri quadri di un’ambasciata in Ecuador, senza contatti con il mondo esterno e con la consapevolezza che mettere un solo piede al di fuori di quelle quattro mura avrebbe messo in serio e concreto pericolo la sua vita.

Un’autentica vessazione, che mette in luce quanto uno Stato democratico possa essere subdolo e ingegnoso quando deve torturare i suoi nemici rispettando allo stesso tempo le convenzioni internazionali.

Tuttavia, secondo Lisa Noja, consigliera di Italia Viva attorno alla quale si è stretta la maggioranza del consiglio comunale di Milano, queste persecuzioni sarebbero meno gravi della condotta dello stesso Assange, che rappresenterebbe “un attentato alla libertà della democrazia liberale, la quale ha il diritto di secretare dati relativi alle operazioni militari al fine di mantenere l’ordine pubblico”.