Fare gli interessi dei giovani e prepararli per il mondo…sarà vero?

Recentemente Claudio Tesauro, presidente di Save the Children, ha lanciato un appello preoccupante riguardo al livello di istruzione delle nuove generazioni: stando alle sue affermazioni, il 51% degli studenti frequentanti il secondo liceo non sarebbero in grado di analizzare un testo in maniera adeguata.                                                                            

In una notizia del genere ci sono tre dati fondamentali: la percentuale di ragazzi che dovrebbe essere allarmante, l’età dei suddetti e la disciplina in cui essi trovano difficoltà.                                                                                                                    

Ebbene, di questi tre dati nessuno è reale, o quantomeno non canonico al 100% rispetto ad un’altra lunga serie di statistiche facilmente reperibili con una breve ricerca.  

Federico Malcotti

                                                                                                    

La prima fonte che contraddice le parole di Tesauro è lo stesso report dell’evento “Impossible 2022”, ovvero l’occasione in cui il presidente di Save the Children ha portato questi dati all’attenzione dell’opinione pubblica. Nel documento, infatti, si parla di un 44% di risultati “insufficienti” nella comprensione del testo, contro un 51 % di fallimenti nello svolgimento delle prove di matematica. A prescindere da quale delle due percentuali sia corretta (potenzialmente nessuna delle due, visto che i risultati delle invalsi pubblicate nell’anno scolastico 2020/2021 parlavano di una quantità di studenti che riscontravano difficoltà a superare le invalsi pari al 9,5% e che lo stesso Save the Children riportava dati del tutto diversi quattro anni fa) il vero errore concettuale commesso da Tesauro sta nel definire questo dato “dispersione scolastica implicita”.                                                                                       

Tale termine si riferisce all’incapacità di uno studente che ha concluso la scuola secondaria di raggiungere “risultati adeguati” nelle prove invalsi. Per quanto le nuove generazioni possano essere precoci, è assai improbabile che un quindicenne abbia già concluso il liceo, quindi non si può parlare di dispersione scolastica implicita.

I famosi 44% e 51% erano infatti dati che analizzavano le prove invalsi dei maturandi dell’anno scorso, non dei quindicenni.               

Questo allarmismo scatenato da Tesauro e diffusosi su larga scala grazie a varie testate giornalistiche, lette da milioni di persone e grazie agli appelli di esponenti della classe politica, i quali hanno diffuso i dati senza prima verificarli soltanto per mostrarsi interessati a simili problematiche, sono l’ennesima prova di un enorme vuoto che separa le nuove generazioni e coloro che dovrebbero “fare gli interessi dei giovani e prepararli per il mondo”, anche perché qualunque ragazzo al di sotto dei venticinque anni sa che le prove invalsi vengono spesso affrontate dagli studenti con noncuranza e disfattismo, principalmente perché un fallimento in quei test non comporta un abbassamento della media.

Di conseguenza, allarmarsi per una qualunque quantità di risultati “insufficienti”, fosse anche del 100%, è ai limiti del ridicolo.